giovedì 27 ottobre 2011

Salviamo l'Italia adesso o mai più

Finalmente siamo obbligati a fare le riforme... ma quali?
Certo, avremmo voluto dare spazio soprattutto a quelle riforme strutturali, da sempre cavalli di battaglia del centro destra ma, sono convinto che, l'attuale crisi europea, sposterà l'attenzione del Governo verso altre direzioni.
Nella "lettera" di Berlusconi, si parla di molte cose ma, inevitabilmente, quello che salta agli occhi degli italiani, e certamente quello che ci preoccupa di più, è la parte che riguarda il lavoro.
Io appartengo a quella categoria di italiani che non "ama" particolarmente il posto fisso anzi, credo fermamente che l'Italia abbia bisogno di entrare, una volta per tutte, nel mondo del lavoro "moderno", che oggi si identifica con la parola "flessibilità". Il posto fisso, caro ai nostri padri, è ormai un'utopia e non possiamo farci nulla.
Ma non ci avevamo provato già qualche anno fa? La riforma Biagi non doveva rendere il lavoro più flessibile?
Diciamo che, dopo quasi sette anni, in materia di lavoro flessibile, siamo ancora in alto mare, del tutto incapaci di proiettare questa "nuova" (per noi) cultura del lavoro.
La flessibilità la pagherà soprattutto il Sud-Italia, pieno i forza lavoro ma privo di aziende.
Quale lavoro ci "spartiremo" in Calabria? Domani lo chiederemo al Governo, se non mette in atto misure adeguate per un reale sviluppo del meridione, ma lo chiederemo anche ai sindacati, in piazza in massa per manifestare contro il governo e poche anime per i miei "cari portuali gioesi".
Mi rincuora aver letto nella lettera qualcosa riguardo la "burocrazia zero".
Potrebbe essere la svolta? Forse ma senza dubbio è un bel passo avanti.
Burocrazia-Zero non vuol dire nessun controllo, io la intendo come la possibilità di permettere a chiunque e subito di "rischiare" per migliorare il proprio futuro.
Ma, sempre al Sud, come la mettiamo con le Banche? Quale giovane meridionale potrà andare in Banca e ottenere un prestito per l'avvio di un'attività? e, soprattutto, a quali ineressi?
Forse proprio per questo ci "incazziamo" al Sud quando sentiamo parlare di "salvare le Banche".
Le Banche "speculano" ma vanno salvate... ma chi salverà gli italiani?
Cose da fare ce ne sono fin troppe, adesso dalle parole si passi ai fatti.
Da un po' di tempo la poltrona di Palazzo Chigi è diventata scomoda e certamente coloro che, come un "disco rotto", chiedono le dimissioni del Premier sono i primi a sperare che queste non giungano mai.
C'è da salvare l'Italia e gli italiani, la nostra credibilità agli occhi del mondo, il futuro dei nostri figli.
E' giunto il momento, per i "responsabili", per coloro che si sentono parte del centro-destra italiano, per gli "amici" che ieri, per colpa di un leader capriccioso, sono andati via dalla maggioranza ma oggi vogliono partecipare alla ri-costruzione di Paese migliore, e di tutti i volenterosi del Parlamento, di appoggiare il Governo affinché possa portare a termine, in questa "fase di particolare complessità e difficoltà", quelle riforme necessarie per la crescita economica e sociale che l'Europa ci ha richiesto.
Non si può parlare di elezioni anticipate nè di un governo tecnico, la mancanza di un'alternativa credibile aumenta le responsabilità del Governo ma anche la preoccupazione dei cittadini, sempre più consapevoli del fatto che da questa situazione si può uscire soltanto in due modi: economicamente più forti oppure molto più poveri.
Mi verrebbe da dire "meno male che Silvio c'è..." perchè in questo particolare momento storico, credo che soltanto Berlusconi, grazie alla sua ingegnosità, l'instancabile operosità e perchè no, la sua "lucida follia", sia la persona giusta e in grado di far rinascere l'Italia.
Presidente, non getti la spugna adesso. Vinciamo questa sfida o non vinceremo più e l'Italia andrà a rotoli.
             
                                                                                                  Giuseppe Tripodi

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